Will

Lunedì una “vita” s’è spenta, nel senso più mero e materiale del termine. In senso scientifico, il vocabolo “vita” si riferisce a un organismo che svolge attività vitali atte al sostentamento del corpo, senza coinvolgere assolutamente cose come la coscienza e la mente. Questo preciso particolare ha sempre diviso la gente, a maggior ragione in Italia, in questi giorni dove, come la moda, è tornato il discorso, il confronto, lo scontro su eutanasia e qualità della vita.

Grosso modo, in Italia il popolo è diviso in due grandi gruppi che, sempre approssimativamente, coincidono coi grandi gruppi politici della destra e della sinistra. I primi, che sono sempre andati a braccetto con la Chiesa Cristiana Cattolica, difendono falsi e vani valori della vita, come se fossero tornati all’epoca del Mos Maiorum nell’Antica Roma; i secondi, alternativi, si sentono in dovere di combattere sempre gli schemi di ragionamento dei primi.
Quindi si combatte fra accanimento terapeutico ed eutanasia, com’era qualche anno fa con Welby.

Prima, però, è d’obbligo fare chiarezza su due punti: il primo riguarda la differenza fra eutanasia e rifiuto dei trattamenti medici, ovvero, l’eutanasia è un chiaro esempio di suicidio assistito attuabile in seguito a una situazione medica irreversibile che compromette gravemente la qualità della via, mentre il rifiuto dei trattamenti medici riguarda una situazione ben più generica che non implica necessariamente la morte; il secondo punto introduce una breve illustrazione di ciò che è successo: Eluana, una ragazza in coma irreversibile, vegetava da diversi lustri, mantenuta in vita solo da un tubo che le iniettava nello stomaco il cibo e un catetere che l’aiutava a smaltire i rifiuti corporali, tutto in modo meccanico. Il padre successivamente ha deciso di porre termine a questa situazione senza via d’uscita né miglioramenti appellandosi alla Corte Suprema, chiedendo se e come fosse possibile terminare questa vicenda. La Corte Suprema, in seguito ad attente valutazioni dei documenti medici forniti, ha approvato lo spegnimento dei macchinari, mentre il presidente della Repubblica ha ostacolato il presunto provvedimento d’emergenza che il Governo avrebbe voluto applicare.
Così la frattura del popolo italiano si è allargata in modo sensibile. Chi era a favore dello spegnimento delle macchine ha tirato un sospiro di sollievo, visto che adesso comunque la situazione è definitivamente finita e non si può più tornare indietro; chi invece era a favore dell’accanimento terapeutico ha scatenato il putiferio accampando scuse ridicole e speculando, come al solito. C’è chi si appella al valore della vita [quando evidentemente non ha idea di cosa significhi vivere senza volontà], o chi si finde ancora più umano quando parla di occhi che si aprivano, di infermiere fantasma che, incredibilmente, hanno più conoscenze di esimi neurologi qualificati ed esercitanti, o ancora altri che si appellano ad inesistenti documentazioni secondo le quali la paziente fosse ancora cosciente e in grado di decidere. C’è del comico nell’osservare chi non sa farsi i fatti propri e vuole decidere, nel senso letterale, della vita degli altri.

I medici non hanno sbagliato, visto che han tenuto fede al giuramento d’Ippocrate, il padre non ha sbagliato, visto che tanto la figlia era già morta, così come non hanno sbagliato i Giugici della Corte Suprema.

Il mio avviso è dunque quello d’introdurre al più presto una legge che obblighi ogni persona alla creazione di un proprio testamento biologico, in modo tale che ognuno possa finalmente decidere per sé, senza che un pubblico dello stesso stampo di Forum venga a impicciarsi dei fatti che non gli riguardano.


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